L’Engelberta (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744 (Engelberta)

 ATTO QUARTO
 
 Principio di foltissimo bosco.
 
 SCENA PRIMA
 
 OTTONE
 
 OTTONE
 Mi seconda la sorte. Il tutto intesi.
865Augusta è condannata; e qui dal ferro
 di Bonoso ella dee cader trafitta.
 Di un gran piacer, miei sdegni,
 vi chiamo a parte. La superba cada
 ma voi presenti; e quando
870importuna pietà sull’altrui braccio
 sospenda il colpo, a voi l’onor si dia
 di compir l’opra e la vendetta mia.
 
    Sdegni implacabili
 d’anima forte,
875pensier di vittoria
 vi chiama a goder.
 
    Ancor dell’empia
 sarà la morte
 non men vostra gloria
880che vostro piacer. (Entra nel bosco)
 
 SCENA II
 
 ENGELBERTA con guardie
 
 ENGELBERTA
 Del mio ingiusto consorte
 qui mi chiama un comando. Ombre romite,
 taciti orrori, solitarie fonti,
 sin che del mio destin giunga il momento,
885con voi ragiono. Almeno (Siede appiè d’un albero)
 alle mie voci intenti
 qui spererò que’ tronchi,
 troverò questi sassi,
 pietà che quel crudele
890pur mi negò; cotanto
 nel suo torto temé le mie querele.
 
    Usignuolo, che col volo
 sciogli il canto in verdi rami,
 vanne e di’, tu che ben ami,
895al mio sposo il mio martiro.
 
    Di’ che cede alla mia fede
 ogni tronco in quelle piante,
 che ogni fronda è più costante
 di quel cor, per cui sospiro.
 
 SCENA III
 
 BONOSO ed ENGELBERTA
 
 BONOSO
900Augusta.
 ENGELBERTA
                    Impaziente (Si leva)
 del mio sposo e signor qui attendo il cenno.
 BONOSO
 Dolente il reco e ne fa fede il volto.
 ENGELBERTA
 Con pena un buon vassallo
 del suo sovran mai non adempie i voti.
 BONOSO
905E se questi, Engelberta,
 chiedessero al mio braccio un atto vile?
 ENGELBERTA
 L’alto comando ogni viltà gli toglie.
 BONOSO
 (Infelice!) E se questi
 chiedessero al mio braccio un colpo iniquo?
 ENGELBERTA
910(Che mai sarà? Quel favellar confuso
 mi è nuncio di sciagure). Esponi omai
 l’ancor dubbio tenor del mio destino.
 BONOSO
 (E il potrò dir?) M’impose...
 ENGELBERTA
                                                      Il mio consorte...
 BONOSO
 Ch’ove più chiuso è il bosco...
 ENGELBERTA
915Segui.
 BONOSO
               A te...
 ENGELBERTA
                            Qual comando?
 BONOSO
                                                           A te dia morte.
 ENGELBERTA
 Dar morte a me?
 BONOSO
                                  Né senz’orror l’intesi
 né senza pena eseguirò.
 ENGELBERTA
                                              Bonoso,
 convien con più fermezza
 a te ubbidire, a me soffrir. Non tolga
920la gloria al dover nostro
 né in te vana pietà né in me vil tema.
 Mi trovi Lodovico
 e moglie e serva anche nell’ora estrema.
 BONOSO
 (Prova è d’alma innocente alma sì forte!)
 ENGELBERTA
925Ma di’. Per quale error si vuol ch’io mora?
 O mi discolperò, s’ei rea mi crede;
 o mi condannerò, s’ei rea mi chiede.
 BONOSO
 L’infedeltà ti oppone;
 e ti oppone il velen. Tal nell’onore
930oltraggiato lo avresti e nella vita.
 ENGELBERTA
 Duce, io sono innocente e son tradita.
 Del tosco, ond’ei mi accusa, Otton ne renda
 fede e ragione; e dagl’impuri affetti
 questo foglio difenda (Gli dà una lettera)
935la sua fama e la mia.
 Prendilo e, se in te vive
 pietà, pria mi trafiggi e poi lo reca
 al mio giudice irato,
 non dubbio testimon di mia innocenza.
 BONOSO
940Tanto a te giuro e ne ricevi in pegno
 la mia pietà. Darti di più mi è tolto.
 ENGELBERTA
 Né ti chiedo di più. Vieni e la dura
 legge eseguisci.
 BONOSO
                               In quell’orror si deve
 compir la ria sentenza.
 ENGELBERTA
                                            E là si adempia.
945Resti in esso sepolto un atto ingiusto,
 di Lodovico ingiurioso al nome.
 Là vieni e il sen mi svena
 né ti arresti il saper ch’ebbe in lui vita
 quella Metilde, a te sì cara e solo
950dal mio comando a te contesa e tolta.
 Vendica in me della ripulsa il torto;
 e poiché senza vita
 fieno le caste membra, ivi le lascia
 cibo alle fiere. Solo
955levane il cor. L’abbia il mio sposo; il veda
 candido e puro e d’un sospir l’onori.
 BONOSO
 (Resisto appena). In questo
 pur sarai paga.
 ENGELBERTA
                               A me perdoni il cielo,
 ch’io per me imploro, e dono
960al mio tiranno e al mio uccisor perdono.
 
    Il morir con innocenza
 è un morire con riposo.
 
    Ma un dì fia la ria sentenza
 il tormento del mio sposo. (Entra con Bonoso e colle guardie nel bosco)
 
 SCENA IV
 
 METILDE ed ARRIGO
 
 METILDE
965Timida che mi fugga il caro bene,
 qui il seguo, ove poc’anzi
 rivolse il piè.
 ARRIGO
                           Qui me pur tragge amore
 sull’orme di Metilde.
 METILDE
                                         In fra gli amanti
 non è sempre il più caro il più importuno.
 ARRIGO
970E importuno tu chiami il più fedele?
 METILDE
 Gli affetti tuoi da questa fede assolvo.
 ARRIGO
 Odiar chi t’ama è crudeltà, o Metilde.
 METILDE
 Amar chi t’odia è stolidezza, o Arrigo.
 ARRIGO
 Ho soglio.
 METILDE
                      Ma nol curo.
 ARRIGO
975Ho merto.
 METILDE
                      Ma non piaci.
 ARRIGO
 Col voto della madre, amo la figlia.
 METILDE
 Neghi la figlia il suo, l’altrui che giova?
 ARRIGO
 Sei tanto ingrata?
 METILDE
                                    Orsù, da quest’accusa
 nel tuo cor vo’ scolparmi.
980Vanne e fa’ che il tuo affetto
 sia di augusto un comando ed io l’accetto.
 ARRIGO
 
    Prometti?
 
 METILDE
 
                         Gli affetti
 ch’ardisci sperar.
 
 ARRIGO
 
 Mio bene.
 
 METILDE
 
                      Che spene?
 
 ARRIGO
 
985Sul soglio...
 
 METILDE
 
                        Che orgoglio?
 
 ARRIGO
 
 Ti vedo...
 
 METILDE
 
                    Nol credo.
 
 ARRIGO
 
 Vicina a regnar.
 
 SCENA V
 
 METILDE e poi BONOSO dal bosco con la spada in mano insanguinata
 
 METILDE
 Speri il superbo e quell’assenso ei tenti
 che Bonoso già ottenne... Oltre il costume,
990cor, tu mi balzi in petto;
 (t’intendo, ecco a te viene il tuo diletto).
 BONOSO
 Spirò pur l’alma infame e del reo sangue
 ne stilla ancora il punitor mio brando.
 METILDE
 Principe.
 BONOSO
                    Al cenno eccelso
995già si ubbidì. (Rimette la spada)
 METILDE
                             E Metilde
 or sarà tua conquista e tua mercede.
 BONOSO
 Ti fa un colpo mia sposa
 e mi ti toglie amante.
 METILDE
 Sarà eterno l’amor che ti giurai.
 BONOSO
1000Non dirai più così, quand’il saprai.
 METILDE
 Crudel.
 BONOSO
                 Serba un tal nome
 sin che noto a te fia
 quel colpo che sol dee renderti mia.
 
    Allor, bocca amorosa:
1005«Crudele» mi dirai.
 «Nimica e disdegnosa,
 tanto t’abborrirò quanto t’amai».
 
 METILDE
 
    Uscir potrò di vita,
 non mai lasciar di amarti;
1010e, fin da te tradita,
 la mia vendetta avrei nell’adorarti.
 
 Gabinetto Imperiale.
 
 SCENA VI
 
 LODOVICO ed ERNESTO
 
 LODOVICO
 Sì, mio fedel. Nel seno di Engelberta
 sinor ferro omicida
 punita avrà l’infamia e il tradimento.
 ERNESTO
1015(Qual freddo orror m’empie le vene e l’ossa?)
 LODOVICO
 Con più lieto sembiante
 mira la mia vendetta e a me fa’ core,
 a me che l’empia donna amai cotanto.
 ERNESTO
 È questo il mio dolore,
1020saper ch’io la cagion sia del tuo pianto.
 LODOVICO
 
    Offeso cor, consolati;
 la perfida cadé.
 
 SCENA VII
 
 BONOSO e li suddetti
 
 BONOSO
 Sire, è vero; spirò sotto il mio ferro
 l’anima scellerata e il cor fellone
1025sull’erbe sanguinose
 diede i palpiti estremi.
 ERNESTO
 (Infelici mie furie, io vi detesto). (In atto di voler partire)
 LODOVICO
 Sì sollecito colpo
 a te ben confidai.
 BONOSO
                                   Fermati, Ernesto.
1030Ho di che favellarti.
 Fra gli orrori lasciai di cieca selva
 il cadavero esangue,
 degno di aver per tomba il sen de’ mostri.
 LODOVICO
 Ma del supplizio a fronte,
1035che disse l’infedel?
 BONOSO
                                      Quella temendo
 pietà, che mi vietasti,
 chiusi l’udito e tolsi
 la speme a’ preghi, alle discolpe il tempo.
 LODOVICO
 Rigor che assicurò le mie vendette.
 ERNESTO
1040(Qui è periglio o tormento ogni dimora).
 BONOSO
 No, non partir. Tutto non dissi ancora.
 Un sol negar non seppi
 favor estremo all’infelice. In questo
 foglio i suoi falli e l’altrui fé ravvisa. (Porgendo a Lodovico la lettera di Engelberta)
 LODOVICO
1045Eh, duce, da quel foglio
 che attender posso? Un pentimento? È tardo.
 Le discolpe? Son vane.
 BONOSO
 Tanto a me dona, io te ne prego, o sire.
 LODOVICO
 Ti si compiaccia. Ecco già l’apro e il leggo. (Lo prende e l’apre)
 ERNESTO
1050(Che sarà mai?)
 LODOVICO
                                 (Deh, sommi dei, che veggo?)
 Ernesto, riconosci
 chi segnò queste note?
 ERNESTO
                                            Io, sire?
 LODOVICO
                                                              Sai
 cui sian dirette e qual ne sia l’arcano?
 ERNESTO
 (Cieli, il mio foglio!)
 LODOVICO
                                        Or tel rammento; ascolta.
1055«Augusta. Il chiuso foco (Legge)
 o convien che divampi o che mi strugga.
 Ardo a’ tuoi lumi e pietà chiedo o morte.
 Qualunque sia del tuo voler la legge,
 riceverolla in grado
1060di mio destin. Sol pensa
 che cor più fido in questo
 regno, o bella, non hai di quel di Ernesto».
 ERNESTO
 (Neghisi tutto. Il mio periglio il vuole).
 LODOVICO
 Rispondi. Tu sì audace?
1065Tu sì fellon? Tu l’empie brame, Ernesto,
 alzare al disonor sin del mio letto?
 ERNESTO
 Cesare, la mia fede
 per cent’opre è palese. Odio e livore
 cercano di annerirla. Ah, ne dilegua
1070tu l’atre nebbie e l’impostor confondi.
 LODOVICO
 Ma questo foglio chi vergò? Rispondi.
 ERNESTO
 Invidia a’ danni miei troppo ingegnosa.
 LODOVICO
 Qui non scrivesti tu?
 ERNESTO
                                         Finse altra mano
 le note accusatrici.
 BONOSO
                                     Il neghi invano.
1075Tu per augusta impuri voti in seno
 concepisti, o sleal. Tu l’empio foglio
 segnasti. Odio in te nacque
 dalla ripulsa. L’accusasti. Ottone
 ne fu complice teco. Il rio liquore
1080fu inganno suo ma tua calunnia.
 ERNESTO
                                                             Duce,
 in faccia del monarca e delle genti,
 col ferro in mano io sosterrò che menti.
 LODOVICO
 Di tua perfidia è chiara prova il foglio.
 Il cimento dell’armi
1085ne’ dubbi casi è sol permesso.
 BONOSO
                                                         E in questo
 vuol l’onor tuo che si sostenga in campo
 l’onestà di Engelberta e l’innocenza.
 Verrò alla pugna.
 ERNESTO
                                  Ed ivi
 punirò la tua accusa e il tuo ardimento.
 LODOVICO
1090Concedo il campo ed alla pugna assento.
 ERNESTO
 
    Verrò tuo punitor.
 Insolito furor
 già m’empie il seno.
 
    Son tutto foco, son tutto ardor.
1095Venga, venga il traditor.
 Vibro il ferro, lo piago, lo sveno.
 
 SCENA VIII
 
 LODOVICO e BONOSO
 
 LODOVICO
 Guardie, olà, vostra cura
 sia l’impedir ch’egli non fugga. Duce,
 tu della mia Engelberta
1100l’innocenza mi rendi e non la vita.
 Perché tanto nel colpo
 sollecito? Perché?
 BONOSO
 Tal era il tuo comando.
 LODOVICO
 O comando crudel. Barbara fé!
1105Ma quell’ossa pudiche
 giacciono ancora? Ah tosto
 va’, le raccogli, ond’io le onori almeno
 di degno avello e poi su loro esali
 l’ultimo spirto.
 BONOSO
                              In ciò prevenni, o sire,
1110la tua pietà. Sai che vivendo augusta
 si anticipò la tomba. Io là poc’anzi
 ripor ne feci i sanguinosi avanzi.
 LODOVICO
 E là mi chiama il mio dolore. O dei!
 Creder rea la mia sposa
1115e dannarla a morir come potei?
 
    Degne di me non siete,
 se voi non mi uccidete,
 o barbare mie pene.
 
    Sol tanto mi lasciate
1120di senso e di respiro
 che l’ossa sfortunate
 io possa almen baciar del caro bene.
 
 SCENA IX
 
 BONOSO e METILDE
 
 BONOSO
 Merta pietà.
 METILDE
                          Ma tutti
 tu meriti i miei sdegni, alma spietata.
 BONOSO
1125Metilde...
 METILDE
                     Su, compisci l’opra e uccidi
 dopo la madre anche la figlia.
 BONOSO
                                                        Augusto
 così richiese.
 METILDE
                           A sì tiranno impero
 ubbidir tu dovevi?
 BONOSO
                                     Era Metilde
 la mercede dell’opra.
 METILDE
1130lo prezzo del misfatto? Al parricida
 io porger la mia destra?
 No, darò prima ire, vendette e quegli,
 quegli sarà il mio sposo
 che il tuo capo e il tuo cor mi rechi in dono.
 BONOSO
1135Tuo stimolo fu il colpo e reo non sono.
 METILDE
 Perfido! Ti abusasti
 di mia semplicità. Voti innocenti
 feci per la tua colpa
 e per la pena mia.
 BONOSO
                                    Giurasti eterna
1140la fede all’opra.
 METILDE
                               Parti,
 che accresce le mie pene il rimirarti.
 BONOSO
 
    Non tel diss’io
 che dispietato
 mi chiameresti
1145e mi odieresti,
 gentil beltà?
 
    Quel labbro amato
 fu sprone e guida
 del braccio mio;
1150perché or mi sgrida
 di crudeltà?
 
 SCENA X
 
 METILDE e poi ARRIGO
 
 METILDE
 Tu mi amasti, o crudel? No, che avria amore
 disarmato il tuo braccio
 per tema di ferire
1155nel seno di Engelberta anche il mio core.
 ARRIGO
 Metilde, appunto io ti chiedea.
 METILDE
                                                          Tu pure
 a me giungi opportuno. Io ti dispenso
 per le mie nozze dal cesareo assenso.
 ARRIGO
 Né il chiedo più.
 METILDE
                                 Mi basta
1160che guerriero tu uccida
 Bonoso, tuo rival, mio parricida.
 ARRIGO
 Eh!
 METILDE
           Vendica i miei mali,
 stringi l’acciar, pugna, trionfa e t’amo.
 ARRIGO
 Non compro rischi e disonor non bramo.
 METILDE
1165Sdegni ottenermi?
 ARRIGO
                                     Appunto.
 Macchierei col tuo sangue
 la chiarezza del mio né portar voglio
 la figlia di Engelberta in sul mio soglio.
 METILDE
 A torto offendi un nome...
 ARRIGO
                                                  Addio. Per sempre
1170rinuncio alle tue nozze. Or sia Bonoso
 per grado e per virtù tuo degno sposo.
 
    Richiamo dal tuo seno il core amante
 e gli comando qui che più non t’ami.
 
    Per meritar gli affetti hai bel sembiante;
1175ma cor di regio sen più non lo brami.
 
 SCENA XI
 
 METILDE
 
 METILDE
 Infelice Metilde, amante e figlia!
 E la madre e lo sposo
 perdo ad un punto. Tutta
 la speme che mi resta è una vendetta
1180che mi faccia più misera; il dovere
 in onta dell’amor me la consiglia.
 Infelice Metilde, amante e figlia.
 
    Un pensiero vendetta mi grida;
 ma l’amore risponde di no.
 
1185   Or la bramo, or la voglio, or mi pento;
 e agitata da doppio tormento
 senza pena risolver non so.
 
 Il fine dell’atto quarto